Il nostro ricordo di Walt Whitman è iniziato qui. Siamo alla seconda puntata.
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Whitman dà una motivazione alla propria produzione letteraria, organizzata e pensata non tanto per raccontare se stesso, quanto per aprire la strada a chi verrà dopo di lui, sono i poeti futuri, che riempiranno i suoi passi. «L’oggi non può giustificarmi e chiarire cosa sono» dichiara chiaramente nel componimento.
Ma il discorso può essere ben più ampio, perché se al soggetto Whitman sostituiamo un generico soggetto umano, il risultato è che l’uomo ha senso solo in quanto parte di un flusso, deve creare qualcosa di utile per chi verrà dopo di lui. Non è questo, forse, il senso più alto della vita umana?
L’ambizione si trasforma subito in timore se rischia di non realizzarsi. Che resterà del lavoro fatto se non ci sarà nessuno a continuarlo? La memoria e la tradizione sono centrali in questo passaggio di Foglie d’erba.
Oltrepassata questa dichiarazione, Whitman può occuparsi del rapporto che intercorre tra i diversi soggetti, cercando di scardinare la barriere mentali che l’uomo stesso sembra essersi dato. Due stranieri, sconosciuti, hanno voglia di parlarsi ma non lo fanno, e senza alcun motivo apparente. A te è un canto di esortazione, parlami straniero!
Il Poeta tratta la paura da un punto di vista diverso. Se prima temeva che nessuno continuasse il lavoro da lui avviato, ora considera il timore che si prova nel non essere accettati da una persona con la quale si interagisce, un’atavica preoccupazione che si manifesta nel narcisismo. L’ostentata esaltazione di se stessi, lungamente mostrata dall’Autore, può essere una strategia per superare questo ostacolo.
Whitman sa bene di non essere il solo a provare queste emozioni, e sa altrettanto bene che è inutile continuare a ingannarsi: siamo simili, viviamo in maniera simile, perché non possiamo condividere le nostre emozioni e affrontarle, insieme, con più leggerezza? Il Poeta si rivolge al lettore e fa appello alla complicità, perché se egli legge i versi di Foglie d’erba, allora è già sintonizzato sulla sua stessa frequenza. Sulla base di queste affinità si fonda il dialogo privilegiato tra lo scrittore e il lettore, un connubio sul quale si fonda la letteratura, che troppo spesso viene dato per scontato.
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