Il nostro ricordo di Walt Whitman è iniziato qui. Ecco che cosa ne è venuto fuori.
Occorre domandarsi cosa sia l’uomo, se l’insieme di emozioni, desideri, vizi, aspetti del carattere, forme corporali, o altro. O forse è l’insieme di tutto?
Foglie d’erba apre con L’individuo io canto, una dichiarazione di intenti, un inno alla vita che mescola diverse religioni (effetto della confusione spirituale di Whitman). L’uomo è un individuo uno e indivisibile, e prima di osservarlo attraverso le sue diverse sfaccettature è necessario prendere coscienza di questo.
Ma come è definibile? Il concetto è talmente vicino alla Natura che non può non essere espresso da un haiku.
L’aria nei polmoni
mi rendeva uomo
più del vestito.
Un uomo fiero che non discute è un uomo fiero? Mentre meditavo in silenzio è il vero inizio del viaggio compiuto in Foglie d’erba e pone subito una questione sull’essenza umana. Se l’uomo è fatto solo per combattere, per la guerra, per il dolore, allora esso è incompleto. Il concetto per Whitman è ben più alto e la vera sfida è raggiungerlo, ricongiungendosi con la Natura, vero motore di ogni azione e ambiente dal quale l’uomo non può né deve distaccarsi.
Infatti il vero obiettivo della poesia non è formare guerrieri, bensì combattere per la vita. Un capovolgimento di significati, una sorta di rivoluzione di cui Whitman si fa alfiere. Una tesi sovversiva, forse, che spiazza e impaurisce. Ma proprio per questo il Poeta chiede di lasciarlo parlare, perché sa che quel che ha da dire sarà utile non tanto a se stesso, ma ai suoi lettori. Non chiudete le porte suona quasi come un’implorazione che tradisce l’altruismo letterario di Whitman, viziato da un pizzico di presunzione, ma che regala emozioni e parole.
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