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Ecco da dove arriva questo Beat

La nostra copia di “La città e la metropoli” edita da Newton & Compton. Ristampa del gennaio 2012 della traduzione originale di Bruno Armando (1978).

Un Kerouac acerbo ci porta negli Stati Uniti d’America degli anni ’40 con il suo primo romanzo, La città e la metropoli, pubblicato nel 1950 da Harcourt Brace. Si riconoscono qui le radici di tutta la sua produzione successiva, per quanto lo stile non colpisca particolarmente date le dimensioni dell’opera e la sua sistematica prolissità. L’impressione è che volesse scrivere tutto, ma proprio tutto, ed esercitarsi nelle descrizioni, affinando quello che poi sarà il nucleo del “beat”, o del poema “jazz”. Il libro racconta 11 anni di vita (dal 1935 al 1946) di una famiglia americana (i Martin), prima nel paese d’origine, Galloway, e poi a New York, seguendo le vicende di ogni componente della famiglia ma mantenendo come struttura narrativa base la vita del capofamiglia, George Martin.

Il nucleo famigliare subisce un graduale sfaldamento a causa della guerra, che pian piano trascina verso l’esercito tutti i figli maschi in età di leva (Francis, Joe, Peter – che nascono dalla personalità di Jack Kerouac – e il giovane Charles). Più in generale la crescita e il cambiamento di desideri nei singoli individui trascinano la famiglia da Galloway, che taluni riconducono al paese natale dell’autore, Lowell, alla grande metropoli di New York. È un passaggio fondamentale che inverte le prospettive di ogni personaggio, nonché i rapporti di forza. Il fallimento dell’impresa di George Martin, una tipografia a Galloway, lo spinge a cercare lavoro a New York, anche per avvicinarsi ai figli già chiamati dall’esercito, ma allo stesso tempo gli toglie quell’autorevolezza che teneva insieme l’intera famiglia. I figli diventano liberi, a loro insaputa, di seguire le proprie strade e cercare di che sostentarsi per aiutare i genitori, perché sono i genitori stessi ad andare, ora, al loro traino. Sono i figli, principalmente Francis, Joe e Peter, i nuovi protagonisti.

Passando da Galloway a New York, i protagonisti della storia diventano i figli, che prendono il posto dei genitori.

È il racconto della nascita della Beat Generation, soprattutto attraverso la figura dell’introspettivo e intellettuale Francis, che a New York trova terreno fertile per il proprio estro artistico. Trasferire la famiglia nella metropoli non sortisce, invece, un buon effetto sul padre, che rappresenta la tradizione, il quale non riuscirà mai ad accettare lo stile di vita più “libertino” dei propri figli, perennemente in bilico tra il subire e il dominare la volatilità delle relazioni umane. La tradizione lascia il posto all’innovazione, che però è ben lontana dall’idea del sogno americano in quanto non trasmette alcuna sicurezza. È il vero stimolo.

Kerouac sembra assegnare alla sicurezza il valore negativo della costrizione, e all’insicurezza (una vita in preda a variabili aleatorie) il valore positivo della libertà: è proprio nella volatilità che emerge la volontà personale e si afferma l’individuo, il quale, libero da leggi, può creare un percorso sulla base delle proprie capacità. Forse il vero sogno americano è proprio questo. Il capovolgimento di prospettive sta qui, e aprirà lo spazio necessario allo sviluppo della Beat Generation: nel 1944 Kerouac conosce a New York, grazie a Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg, inizia tutto lì.

La sicurezza diventa negativa poiché è costrizione, l’insicurezza è invece sinonimo di libertà, perciò diventa positiva. Si capovolgono le prospettive, nasce la Beat Generation.

L’impostazione patriarcale del romanzo (le sorelle e la madre appaiono quasi sempre attori secondari nell’intreccio), da un lato è figlia dei tempi in cui è stato scritto, dall’altro tradisce l’impronta biografica dell’autore, che tende a rappresentare se stesso nei personaggi principali. Sono diversi i riferimenti biografici camuffati nel romanzo, a partire dal trasferimento a New York, passando per l’arruolamento in Marina, fino ad arrivare al caso di omicidio in cui Kerouac fu fermato come testimone. Nel romanzo toccano personaggi diversi. La tematica del viaggio vissuto come liberazione è centrale nell’opera, e verrà ripresa e sviluppata dall’autore nelle sue pubblicazioni successive.

Forte è anche la tematica dell’antimilitarismo, che caratterizzerà gran parte della vita privata dell’autore e si manifesta nel momento in cui lo Stato viene dipinto come un’entità che prende i figli per mandarli a combattere una guerra sconosciuta (non viene minimamente raccontata) senza nemmeno restituirli tutti. Il romanzo è talmente esteso che se ne potrebbero estrarre miriadi di argomenti diversi, imbevuti della cultura americana tra il 1940 e il 1960, mentre si prepara a scrollarsi di dosso le vecchie tradizioni per dar luogo alla rivoluzione del ’68. In questo pecca, forse, di pretenziosità. Ma è la più classica delle tentazioni che colpiscono il giovane scrittore con tantissime cose da dire. Possiamo considerare l’opera, semplificando, come madre di tutti i successivi romanzi di Jack Kerouac.

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